Monti di Luni

I Monti di Luni, come li definisce Dante Alighieri nella Divina Commedia, hanno subito un notevole cambiamento in secoli di estrattivismo selvaggio, per mano dell'uomo. Questo ha generato un grave impatto ambientale su diversi fronti tra cui quello geologico/paesaggistico, con cime ormai inesistenti e colate di detriti chiamate ravaneti, che riempiono i declivi dei monti. Ma il danno più grave resta quello idrologico con l'inquinamento delle acque sotterranee per la presenza della marmettola, un rifiuto tossico, non adeguatamente smaltito come prevede la legge, ma lasciato sotto forma di fango in cava esposto agli agenti meteorici o riversato nei ravaneti. L'uomo, al quale la natura ha donato uno scenario unico e di gran valore anche economico, non è stato in grado di usarlo con rispetto, ma lo ha sfruttato a pieno ritmo, violando il codice dei beni culturali e la normativa ambientale. Ancora oggi risultano sterili decenni di lotte e denunce per la difesa di ciò che resta di questo Geoparco UNESCO.